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giovedì 26 gennaio 2012

LA MALATTIA DI FRANCESCO I

Francesco I in uno dei rari momenti di lucidità
Francesco I dei Medici è passato alla storia come un grande collezionista, ma in realtà pochi si sono interrogati sul dramma di un uomo che per tutta la vita ha sofferto di una terribile malattia: la disposofobia, detta anche "fobia della soffitta piena" o "fobia del tutto mio tutto mio". Francesco non era assolutamente in grado di disfarsi di qualsiasi cosa egli venisse in possesso: sbrillocchi, patacche, ninnoli, chincaglieria e ciarpame vario, tutto veniva accuratamente schedato e risposto nello Studiolo di Palazzo Medici, senza eccezione. Francesco le chiamava "le sue coselline curiose", e la gente rideva. Rideva e non capiva il suo dramma. La madre gli gridava dietro: "France', ma che cazzo te ne fai delle mollette per il bucato?!"
"Tutto mio, tutto mio!", biascicava Francesco in preda al delirio "Il mio tesoro!", coniando così una frase che poi avrebbe avuto tanta fortuna. Nell'ultima fase della vita, la malattia del povero ragazzo si aggravò ulteriormente: Francesco non poteva liberarsi non più solo di qualsiasi cosa venisse in suo possesso, ma anche di quanto il suo corpo produceva. Le cronache dell'epoca ci raccontano l'orrore di coloro che entrarono nel suo Studiolo dopo la sua morte: "La puzza era terribile," dichiarò Giorgione Vasari "ci ritrovammo letteralmente in un mare demmerda!". Oggi la Storia ricorda Francesco I come un fine mecenate ed un collezionista: ha dimenticato il dramma di un uomo che per tutta la vita ha convissuto con una forma acuta di disposofobia, che lo ha portato a collezionare senza sosta, come uno scoiattolo rimbambito, tappi di bottiglia, francobolli, bottoni, riviste porno, calzini, caramelle e puzze in barattolo. Rendiamo omaggio alla tua memoria, Franci.

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