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sul blog! Non vediamo l'ora di allargare la nostra redazione di babbalei!

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martedì 28 febbraio 2012

"PIGIATE L'ASSIUOLO!"

In pochi conoscono le tristi vicende dell'ultimo Granduca sul trono di Toscana. Stiamo parlando di GianGastone de' Medici, una figura molto controversa che portò alla fine della grande dinastia fiorentina. GianGastone era conosciuto a corte per i suoi vizietti di dubbio gusto. Era solito farsi chiamare con l'epiteto di "Realona", alludendo alla sua mole da drag queen vestita alla panzer.
Le storie sulla sua dissoluta vita a corte si sprecano, come anche le porcherie che la nostra Gastona era solita organizzare nelle stanze di Palazzo Pitti, ormai simile a un battuage. Del Granduca si ricorda la passione smodata per gli ambienti sporchi e il sudicio in generale: da testimonianze dell'epoca sappiamo che le donne delle pulizie di Palazzo Pitti erano continuamente in preda a deliri e frustrazioni varie. Si ricorda di una certa Cosima che, dopo aver dato lo straccio in tutto il palazzo (240 stanze di 90 mq ognuna), vide atterrita il granduca vestito in una maniera da lei stessa definita "scabrosa" vomitare intenzionalmente sul pavimento e nascondersi dietro le tende urlando "BUBUSETTETE''. Altre testimonianze ricordano la volta in cui, seduto su un Botticelli, cominciò a fare autoscontro, completamente nudo, con altre sue amiche drag arrivate direttamente da Amsterdam. Per non parlare dei gusti sessuali del Granduca, sicuramente il tasto più dolente della dinastia Medici. Sappiamo della sua abitudine di abbordare ragazzini nelle sudicie osterie del ghetto. Secondo un cronista anonimo apprendiamo che "la realona si aggirava per le viuzze in calze a rete, si appoggiava alle porte e, dopo aver dato di stomaco (com'era di sua abitudine) iniziava il solito adescaggio nei confronti di quelli che lui definiva ruspanti". A lui piaceva farsi insultare, riferisce un certo Ciccio (il panettiere del borgo) e istituiva corsi appropriati a questo scopo. Continua dicendo che "una volta il granduca era talmente avvinazzato che, dopo avermi pagato, volle che lo sodomizzassi con una baguette e gli dessi del "coglionazzo".
Famose erano anche le orge a Palazzo Pitti a base di grappa e Raffaella Carrà a tutto volume. Solitamente avvenivano di martedì. Riportiamo la testimonianza personale, carica di tragicità, dell'ambasciatore germanico che assistette alla scena: "Il granduca portava un abito provocante e molto succinto che lasciava intravedere le sue abominevoli corpulenze (che dio mi salvi mentre rammento queste cose), ed era intento a fare un trenino, che definirei turpe, di indole tipicamente sodomita. Appena mi intravide si lanciò verso di me insieme a dodici giovinotti da lui definiti "ruspanti", invitandomi a partecipare (malvolentieri) a quella danza luciferina. Ricordo solo di essermi svegliato dopo molto tempo, dolorante e truccato come la peggiore sgualdrina di Berlino"..."nella bolgia avvertivo esclusivamente il duca che urlava in maniera laida "pigiate, pigiate"... riuscii a fuggire tra le lacrime..." . Questa tesimonianza drammatica non rende onore al nostro povero GianGastone, ultimo Medici, che viene ricordato come «Sic transit gloria mundi!»

L.

mercoledì 22 febbraio 2012

IL BAMBINO STRAPAZZATO

un bambino appena centrifugato
Si chiama "sindrome del bambino scosso", ma le varianti non mancano: "sindrome del bambino shakerato, strapazzato, frullato, centrifugato". In pratica funziona così: molti neonati nei primi mesi di vita soffrono di coliche, e questo li porta a scassare i timpanti dalle 22 alle 23 ore giornaliere, con conseguente irritamento della mamma. La povera donna, letteralmente sull'orlo di una crisi di nervi, non può fare altro che calmare il pianto cullando la pulce, ma naturalmente tenderà a farlo in maniera nervosa e compulsiva, e questo aggraverà la condizione di colitico del frugoletto. Che continuerà a piangere. E' un perfetto esempio di ecosistema naturale che si autoalimenta all'infinito, ed i cui esiti in genere sono due: o la cosa si protrae per un tempo allucinante, oppure la mamma finisce per dare di matto. In entrambi i casi esistono numerosi precedenti clinici: si sa di ragazzi che arrivano a 16 o 18 anni continuando a piangere senza sosta. Le madri, magari ancora giovani, mostrano un'età imbarazzante (che oscilla dai 70 ai 95 anni) e malattie legate allo stress, quali calvizie, gonorrea, piorrea, gomito della lavandaia, fuoco di Sant'Antonio e cimurro. Nel secondo caso, l'effetto centrifugazione sul piccolo può subire un effetto cumulativo e portare a vere e proprie tragedie: tutti ricorderanno della mamma che mise in lavatrice il piccolo Gianluca nel tentativo di calmarlo, e di quell'altra che mise il proprio figlioletto sul calcio in culo del parco giochi. Il bambino non smise di piangere ma vinse un orsacchiotto. Questi tragici episodi dovrebbero far riflettere le neo-mamme: è inutile strapazzare il vostro bambino all'infinito, fate come fecero le vostre madri prima di voi... un bel cicchetto di grappa di Bassano e buonanotte!


http://salute24.ilsole24ore.com/articles/14101-sindrome-del-bimbo-scosso-quando-il-bebe-ha-le-coliche-e-la-mamma-mal-di-testa

martedì 21 febbraio 2012

PONTORMO, RIPIGLIATI!

il nostro caro Pontormo
La storia ci ha senz'altro regalato personaggi strabilianti, da Caligola che fece senatore il suo cavallo a Jacopone da Todi che visse 12 anni in una scatola per scarpe, ma probabilmente pochi possono eguagliare la follia di Jacopo Carrucci, meglio conosciuto come Pontormo. Egli è davvero il prototipo dell'artista moderno, malinconico e geniale, sociopatico e con manie di persecuzione. Letteralmente schiacciato dalla grandezza di Michelangelo, Pontormo passava la vita "ghiribizzando", come dice Vasari, ovvero, come diremmo noi oggi, cazzeggiando. Visse pochi anni e produsse poco e niente, e quel che fece non è che sia proprio il massimo del massimo. Giovanissimo scelse la vita claustrale, e dopo una scioccante esperienza presso i frati cappuccini di Fucecchio decise che non sarebbe mai più uscito di casa. Murò addirittura la porta d'ingresso, e per entrare a casa gli amici dovevano usare una scala a pioli e passare per la finestra. Grazie al cielo Pontormo non aveva amici, e così il problema delle partite di calcio e dei tornei di ramino non si pose mai. Questo artista straordinario era anche terrorizzato dalle persone e dalla folla: si racconta che un giorno fu preso dal panico mentre era in fila alle poste per pagare le bollette della luce (essendo sempre in casa, di luce ne consumava moltissima), ed abbia seminato il panico tra i pensionati mettendosi a urlare come un dannato. Dovette intervenire Cosimo I in persona per fargliela abbozzare. - Pontormo, ogni giorno è la stessa storia, - gli diceva - che cazzo ti gridi?! -.
Ovviamente anche i rapporti con le donne non erano dei migliori, e non solo con quelle che gli piacevano: una volta la panettiera di via de' Benci ebbe l'ardire di salutarlo. Per tutta risposta, Pontormo salì su un pero e nessuno lo vide più per 6 mesi. Se, come abbiamo detto, la pittura non era proprio il suo forte, vi era un'altra arte nella quale eccelleva: la letteratura. Come ci racconta lo stesso Vasari, egli teneva un minuzioso diario delle sue avventure, nel quale descrive con una precisione ai limiti della schizofrenia tutti i processi digestivi ed evacuatori del suo corpo. "Oggi 13 ottobre alle 3.17 del mattino ho mangiato 3 chili e 600 grammi di cappone in brodo. Leggero mal di pancia, e conseguente evacuazione regolare alle 5 e 12 minuti. Il postino è arrivato alle 7 e 42 minuti: l'ho cacciato con la scopa, ma lui niente. A mezzogiorno mi sono incontrato con Cellini per andare al MacDonald: trovatolo chiuso, ci dividiamo un barattolino di yogurt. Io ne mangio 13 cucchiaite, lui 11. A sera festa grande: io e il mio gatto Alvaro cuciniamo zuppa di cipolle e tiramisù. Mangiatone 7/8, il resto in frigo per la prima colazione".
390 pagine di diario che vanno avanti in questo modo. Se il personaggio v'interessa, non vi resta che approfondirne la lettura! Il diario, ritenuto un documento fondamentale della critica d'arte del '500, è pubblicato in 16 lingue e 95 paesi.

lunedì 20 febbraio 2012

DUBBI LEGITTIMI

Studenti (per lo più fuori corso) in fila per l'esame
di oggi
Nella vita esistono misteri che non ci sono dati di conoscere, come perchè i pinguini non hanno le ginocchia o qual è l'ingrediente segreto della CocaCola. Oggi vorremmo sollevare una questione che senz'altro interesserà molti studenti universitari, un vero  e proprio mistero di quelli alla Cazzenger: perchè mai quando eravamo alla triennale e c'erano gli esami, venivano sempre prima quelli della magistrale, e ora che siamo alla magistrale vengono sempre prima quelli della triennale? Di fronte a questo dilemma anche il teorema di Murphy alza le mani e scuote la testa. Il dubbio mi è venuto stamattina, quando mi apprestavao bel bello a sostenere l'esame di "Sbrilloccologia", ed ero certo che entro la fine della mattinata sarebbe toccato a me. Ventesimo, studente magistrale, fascino del bel tenebroso: voglio dire, tutte le carte giocavano a mio favore. Ma la delusione, eterna compagna delle nostre esistenze, non ha tardato a farsi sentire: la professoressa ha cominciato col fare l'appello, e sebbene fossi certo che non fossimo più di una ventina, stranamente quel numero nella notte tra ieri e oggi dev'essere lievitato misteriosamente, perchè dopo 26 minuti era ancora lì che faceva  l'appello: "Abaco, Abadia, Abate, Abbondio...". Io me la sono cavata: la povera Zucchi è stata colta da malore improvviso ed è stata portata via da due volenterosi colleghi. Finito l'appello, la tragica notizia: non c'era una sola lista, ma almeno 4 o 5. La gente veniva pure da Tecnologie Alimentari e Gingillometria a fare 'sto cacchio d'esame. E ovviamente, tra tutte le liste, quale doveva essere la più sfigata? La nostra, ovvero quella che a logica avrebbe dovuto essere in corsia preferenziale! Ma si sa, la vita è imperscrutabile, e le leggi che la dominano lo sono ancor più. Oggi ci siamo, domani no, e una rondine non fa primavera.  E son tutte belle le mamme del mondo. E anche basta.

venerdì 17 febbraio 2012

STEFANIA SANDRELLI SI FRATTURA L’ANCA


La Sandrelli prima dello schianto
È di stamane la tragica notizia dell’infortunio di Stefania Sandrelli (anni 83), ricoverata al Santa Maria prega per noi di Poggibonsi in seguito ad una brutta caduta per le scale della piazza del paese, che le avrebbe procurato la frattura dell’anca. La nota attrice stava girando l’ennesimo spot per il DANAOS, lo yogurt che non si sa bene in base a quale principio scientifico riesce più degli altri latticini a rifornire di calcio le ossa degli ottuagenari. Oggi abbiamo avuto la prova provata della ciarlataneria del prodotto: sentendosi sicura dopo la sua massiccia razione di DANAOS, la Sandrelli si sarebbe lanciata a rotta di collo giù per le scale, per dimostrare che le sue anche erano ancora quelle di una volta, quelle che noi tutti ricordiamo nell’indimenticato film “La chiave”, e che ha turbato le notti di molti di noi. - Pensavo di poter fare gli scalini quattro a quattro, - ha detto ai nostri microfoni la Sandrelli - mai avrei creduto di rompermi il culo… -. Dopo un sinistro crack, infatti, la donna ha  perso ogni controllo, e lo schianto è stato inevitabile. - Poteva andarmi peggio, ma sono atterrata sul morbido. -
Quello che Sandrelli chiama morbido era in realtà il regista dello spot, che vedendosi arrivare addosso questo popò di donnone è rimasto pietrificato dell’orrore, finendo schiacciato. I funerali dell’uomo si terranno domani a San Culotto, mentre la prognosi della Sandrelli resta riservata.

La tragica sequenza

giovedì 16 febbraio 2012

LA BIBLIOTECARIA DI VIA DELLA PERGOLA

la bibliotecaria (drammatizzazione della realtà)
Oggi vogliamo parlarvi di un personaggio davvero straordinario: la bibliotecaria di via della Pergola (ovviamente non facciamo nomi). Per chi studia Storia dell’Arte non sarà difficile capire di chi stiamo parlando; per gli altri sarà sicuramente interessante riconoscere una volta di più che il mondo è bello perché vario. La nostra bibliotecaria è una donnina apparentemente insignificante, ma che in realtà è stata anche oggetto di tesi di laurea in antropologia e psicologia criminale negli scorsi anni per via delle sue straordinarie qualità. Avvolta nel suo piumino d’oca anche in estate, passa più o meno tutta la sua vita immersa nella lettura: per lo più è appassionata di scultura medievale, la vedi sempre concentrata su qualche tomo più grosso di lei che parla di Giovanni Pisano. E guai a disturbarla! Si racconta di qualche studente che, ubriaco della propria tracotanza, abbia osato interromperla mentre leggeva, e sia stato incenerito (letteralmente)! Di quelli che non sono stati inceneriti, non se n’è più saputo niente. Stessa sorte per quegli sprovveduti che provano a chiedere se i libri sono in prestito. La loro fine è segnata: vengono messi su treni che partono pieni e tornano vuoti. Nessuno sa quale sia la destinazione. Nonostante la bibliotecaria sembri sempre assorta nella lettura, basta che qualcuno sbatta le palpebre rumorosamente o si schiacci un brufolo, e lei scatta subito come una furia: medaglia d’oro di lancio del martello alle Olimpiadi del ’36, prende l’incauto profanatore della quiete pubblica e lo scaglia fuori dalla finestra della biblioteca, sotto lo sguardo attonito degli altri studenti. Ma questo è niente. Non tentate MAI di farvi aiutare, nel caso non trovaste quello che cercate. Esempio:
-          Mi scusi, vorrei documentarmi su Leonardo, ma non ho un titolo di preciso. Come posso fare? -
-          Lì ci sono i libri. - fa lei, senza alzare lo sguardo, e con la voce talmente bassa e biascicata che si capisce appena cosa dice.
-          Sì, in effetti il dettaglio non mi era sfuggito, visto che siamo in biblioteca. Non crede di potermi dare una mano? -
-          Lì c’è il catalogo. - e con un ditino nodoso indica il computer.
-          Ehm… il computer è fuori uso almeno 4 anni, da quando sono mi sono iscritto all’università. –
-          Allora guarda i libri. -
Davvero, non chiedetemi come la sua mente possa funzionare e dare queste risposte. Ve l’ho detto che è stata anche oggetto di tesi di laurea in psicologia criminale.
-          Come? -
-          I libri, i libri!!! - e comincia a battere i pugni sul tavolo. A questo punto non resta che gettare la spugna. Una volta ho avuto la splendida idea di andare a studiare in biblioteca e portarmi un libro da casa. Era bello grosso, e così lo tenevo sotto il braccio. Quando ho finito di studiare ho tentato di uscire, ma la bibliotecaria mi ha fermato.
-          Dove vai con quel libro? -
-          E’ mio. -
-          Dove l’hai preso? -
-          L’ho comprato. -
-          Dove? -
-          In libreria. -
-          Non può uscire. -
-          Come sarebbe? E’ mio. -
-          L’hai rubato, rubato! -
-          Ma no, le ho detto che è mio. -
-          RIDAMMELOOOOO!!! - e ha cominciato a tirarmelo via di mano. Non c’è stato niente da fare: alla fine se l’è preso, l’ha catalogato con sistema decimale Dewey e c’ha pure inchiodato sopra una placca di bronzo perché nessuno potesse più tentare di rubarlo. Era pure un’edizione rara, cazzo. Credo che da quel giorno mi abbia un po’ preso di mira: pochi giorni fa mi è successo di dover aspettare sulla soglia della biblioteca una collega che era all’interno, e ho avuto la sfortuna di imbattermi nella bibliotecaria, che fumava a pieni polmoni direttamente dal naso, come gli indiani. Un mostro. Ha cominciato a squadrarmi con sospetto.
-          Che ci fai qui? - una domanda che suonava un po’ strana, visto che la biblioteca è pubblica.
-          Aspetto un’amica. - ho risposto.
-          Che amica? -
-          Un’amica. -
Non sembrava molto convinta. Non si capacitava del fatto che qualcuno aspettasse sulla soglia della biblioteca. Della sua biblioteca. Forse se non entravo non poteva incasellarmi come studente. Chissà. Dopo qualche secondo torna alla carica: - Perché non entri? -
-          Faccio il palo. Il mio complice sta rubando tutti i libri su Giovanni Pisano. -
Mi sarei aspettato che la risposta scatenasse la sua ira omicida, ma evidentemente il dolore era stato troppo forte: si è accasciata a terra con una mano sul petto, balbettando: - Giovanni… Giovanni… -
Ho dovuto chiamare la Misericordia: in fin dei conti è uno di quei personaggi felliniani che segnano una giovinezza, e ai quali ci si affeziona. Ciao bibliotecaria!

mercoledì 15 febbraio 2012

PANE, AMORE E... UFFIZI!

Magici momenti agli Uffizi
Come ben sapranno i nostri più affezionati lettori, ieri era San Valentino, la festa dei cartolai e dei fioristi. Per festeggiare il lieto evento, i poli museali italiani hanno deciso di regalare alle coppie un modo alternativo ed intelligente di passare la giornata, con un ingresso gratuito per innamorati. "Come perdere un'occasione del genere?", ci siamo detti io ed un mio degno compare. Il problema però era la materia prima: le dolci colombe non ci sono, e quelle che ci sono sono lontane. Dovevamo trovare un altro sistema: una complice? Era tardi per organizzare la cosa, ed in più sarebbe stato necessario provvedere ad un compenso in denaro di cui non disponevamo affatto, dopo tutti i cappucciotti e i dolciotti pappati in allegria in facoltà. Come fare? S'imponeva la drammatica scelta. Forse potevamo infinocchiare le bigliettare degli Uffizi fingendoci una coppia gay.  Sì, poteva proprio funzionare, non sarebbe stata nemmeno la prima volta che ci scambiavano per allegri tortorelli. Con aria ingenua e solo vagamente imbarazzata entriamo nella biglietteria, dopo una fila di 92 ore con un gruppo di giapponesi davanti ed uno di senegalesi dietro (avremmo preferito il contrario ma pazienza).
- Due biglietti, prego. -
- 80 euro. -
- Veramente noi siamo una coppia, oggi è San Valentino. -
- Siete una coppia? Di che, di assi? Sono sempre 80 euro. -
- No, vede, - faccio io, abbassando la voce - siamo una coppia coppia. -
- Ah, capisco, - sorride maliziosa la bigliettara - ...e dove sono le prove? -
- Le prove? -
- Sì, qualcosa che  attesti la vostra relazione sentimentale. -
- Una volta abbiamo dormito nella stessa tenda, in campeggio. -
- Avete una fotografia? -
- Purtroppo no. -
- Allora come faccio a credervi? -
Spinti dalla disperazione, io e il mio compagnone ci prendiamo per mano, come per istinto. Un brivido ci corre lungo la schiena, mentre le mani sono tutte un sudore.
- Ecco, vede... - balbetto - ci teniamo per mano! -
- Non basta. Potreste abbracciarvi? -
Ci abbracciamo. Non è che sia il massimo della credibilità, sembriamo due pezzi di legno, ma la speranza è l'ultima a morire. La bigliettara ci guarda dubbiosa, mentre noi due restiamo incollati l'uno all'altro. Chiama una collega e si consulta con lei: - Mara, secondo te questi due sono gay? -
- A me sembrano due coglioni, falli pagare e basta. -
La bigliettara non sembra del tutto convinta, e infine proferisce le temute parole: - Potreste baciarvi? -
Non so perchè, ma dentro di me lo sentivo che sarebbe andata a finire così. Ci guardiamo negli occhi, l'aria leggermente schifata: solo che non possiamo darlo a vedere. Ci avviciniamo l'uno all'altro. Con sommo raccapriccio ci sfioriamo le labbra, prima che le teste scattino subito all'indietro.
- Basta così? -
- Non direi proprio, da regolamento il bacio deve essere alla francese. -
E cazzo, ti pareva! Vabbè; ormai siamo in ballo, tanto vale ballare. Tanto il fondo l'abbiamo già toccato.
Dopo il bacio alla francese (sul quale preferisco sorvolare) finalmente riusciamo a convincere la bigliettara, che esplode in un gran sorriso soddisfatto: - Perfetto, mi avete convinta. In realtà mi avevate convinta già con la storia del campeggio, ma volevo veder fin quanto eravate disposti ad abbassarvi. Il regolamento prevede però che le coppie debbano tenersi per mano durante tutta la visita al Museo -
- No problema. - facciamo noi, ormai abituati a ben altre emozioni.
- Venite qui, vi timbro le mani, così potete rientrare. -
Fu così che i vostri affezionatissimi, con il timbro di un cuoricino e la scritta "in love", entrarono nel Sacro Tempio dell'Arte. Non è che la gente ci guardasse proprio benissimo, ma per una gita agli Uffizi, questo ed altro.

martedì 14 febbraio 2012

NON ABBANDONARLO

Dopo le lunghe giornate di freddo intenso che l'Italia ha dovuto affrontare, la nostra redazione ha deciso di promuovere la campagna "E' inviato, ora però fatelo tornare a casa", per salvare la vita di decine di inviati dei vari telegiornali nazionali, costretti a passare giornate intere mezzi sepolti dalla neve in attesa di un collegamento pur di portare a casa un pezzo di pane. La campagna che promuoviamo si è resa necessaria, in vista del miglioramento meteorologico che potrebbe verificarsi nelle prossime settimane: la nostra speranza è che tutti gli inviati, sparpagliati per l'Italia, vengano prontamente recuperati dalla loro tomba di ghiaccio e messi in sicurezza. Allo scopo sono già stati stanziati i fondi per comprare coperte, borse dell'acqua calda, calzettoni di lana e bustine di cioccolato caldo solubile. Con il loro coraggio, questi impavidi giornalisti hanno reso un servizio alla comunità, ed ora meritano tutto il rispetto degli eroi di guerra.
Dona anche tu un euro, inviando un messaggio al numero verde "800-80-ho tanto freddo" e ricorda: se lo abbandoni, il bastardo sei tu.
Alcune immagini che testimoniano
un disagio che non possiamo
più tollerare.

lunedì 13 febbraio 2012

OGGI NON SI SCHERZA

Ci hanno accusato di scherzare su tutto, senza rispettare il dolore delle persone; è vero, molto spesso abbiamo peccato di insensibilità, ma non ce ne pentiamo, perché crediamo che ridere sia il modo migliore per esorcizzare quanto di brutto esiste al mondo. Ma oggi, di ridere, non ne abbiamo proprio nessuna voglia. Anzi, abbiamo voglia di informare, e denunciare. Vi invitiamo a prendere visione della notizia nei suoi dettagli sui giornali, ma intanto nel nostro piccolo vogliamo diffonderne il contenuto.
Tenzin Choedron ha diciotto anni, è solo una ragazzina, e il suo Paese non è più il suo Paese: si da' fuoco, mentre soldati senza volto la portano via perchè nessuno veda e nessuno sappia. Perde la vita. Ma forse sarebbe più corretto dire che la sacrifica. Perdi la vita se la sprechi: se tutto il mondo si interroga sulla tua azione, forse qualcosa comincia a muoversi, e la tua vita non è andata persa inutilmente. Insieme a lei, più di venti persone si sono uccise in questo modo negli ultimi due anni per protestare contro l'invasione cinese del loro Paese: il Tibet. E mentre la Cina si affaccia sempre più sul mercato mondiale imponendosi grazie alle pessime condizioni di lavoro cui costringe i suoi abitanti e allo sfruttamento intensivo e irrispettoso del suolo e del sottosuolo, un piccolo Paese, perduto tra le montagne più alte del mondo, finisce ogni giorno di più nel dimenticatoio. Immagino che se il Tibet potesse offrire al mondo moderno qualcosa di più che la propria straordinaria cultura e spiritualità, magari se avesse qualche bel giacimento di carbone, gas, diamanti, petrolio, probabilmente già da anni ci sarebbe una bella guerra democratica per salvare i poveri tibetani dalla crudeltà comunista. Ma la retorica, in questo caso, ha scarsa presa. Questo blog è nato per divertirsi, è vero, ma nel suo piccolo è anche uno strumento di diffusione di notizie ed informazioni, e abbiamo ritenuto doveroso comunicare (senza fare i cretini come al solito) questo episodio,  e invitiamo tutti ad approfondire la questione. Grazie a tutti.

domenica 12 febbraio 2012

COSTA CONCORDIA: ARIECCHICE!

A seguito delle roventi polemiche innescate dal nostro articolo sulla Costa Concordia (andate a leggere la sequela di insulti che ci sono stati rivolti, è uno spasso!) abbiamo deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo e il sasso nello stagno, e vedere cosa succede rivelando l’ultima e più scioccante immagine di quella fatidica notte. La foto è stata scattata dal solito cuoco filippino, Maria, poco prima d’imbarcarsi sulle scialuppe di salvataggio. La nave appare già pericolosamente inclinata, ed alcuni passeggeri rischiano il capitombolo. Qualcuno tenta di portare con sé le cose di cui non può proprio fare a meno in mare aperto, come il pallone da basket. La foto non è artefatta: da un lato si vedono le sdraio del ponte, e in fondo si intravede il fumaiolo della Costa Concordia. Ora se qualcuno è in grado di dimostrare che si tratta di una fanfaluca, non ha che da farsi avanti: noi non vediamo l’ora di vedere quali reazioni susciterà questo strabiliante documento… (oh mamma! Insultate, ma con garbo e solo velato disprezzo)

FIRENZE E LA NEVE

Nonostante l'Italia tutta stia vivendo giornate terribili a causa della morsa del gelo, che ha portato la neve praticamente ovunque, esiste un luogo che sembra essere fuori dal tempo e dallo spazio: Firenze. Oggi ho visto gente in bermuda ed infradito che correva a prendere il sole alle Cascine; i bambini  facevano volare gli aquiloni, mentre le ragazze sembrano già aver spolverato le gonne più corte. Una giornata a dir poco piacevole. Qualcuno dice di aver avvistato un timido fiocchettino di neve in Piazza della Signoria, ma con ogni probabilità doveva trattarsi di un pezzettone di forfora di Renzi. La cosa strana è che in questi giorni sta nevicando pure in Africa. Evidentemente c'è qualcosa che non va, se nevica in Egitto ma non nevica a Firenze. Senza contare che tutto il resto dello stivale visto dal satellite sembra un sorbetto al limone. Data la stranezza del fenomeno atmosferico, abbiamo deciso di interpellare un esperto in materia, il meteorologo Pio Gerella, che dopo un'attenta analisi del problema ha formulato una serie di possibilità.
- Firenze si trova in una particolare posizione meteo-geo-super-cali-fragili-stica tale per cui la forza dei venti unita alla somma dei fattori dei millimetri di pioggia caduti negli ultimi 129 anni e divisa per il numero di placche oceaniche, non è in grado di portare determinate tipologie nuvolistiche al di sopra del circuito urbano fiorentino. -
- Sarebbe a dire? -
- Non lo so. -
- Ma non potrebbe essere una questione di alta pressione? -
- Non credo che le condizioni di salute dei cittadini possano influire sulla caduta della neve. Verrebbe quasi da pensare che quei birbanti di fiocchi di neve abbiano una loro coscienza, e decidano autonomamente, chissà in base a cosa, dove cadere. -
- Ma questa è fanta-meteorologia! -
- E perché no? Ha presente il Grinch e gli abitanti di Nonsokì? Quelli se ne stanno su un fiocco di neve, magari sono loro a manovrarlo! -
- E' sicuro di non avere una spiegazione un po' più scientifica e meno idiota? -
- Al momento no, ma ci sto lavorando. -
Mentre il nostro meteorologo si chiarisce le idee, noi vi diamo le previsioni per le prossime 24 ore nel centro e nord Italia. Avviso per i fiorentini: preparate gli ombrelloni!

sabato 11 febbraio 2012

IL MIO VIAGGIO DELLA SPERANZA

Dopo aver passato 15 giorni di spensieratezza in Sicilia mi preparavo al ritorno a Firenze senza sapere cosa mi aspettava. Vado per fare il biglietto: areo troppo caro, treni lasciamo stare. Opto per il pullman. Partenza prevista ore 18.45 da Caltanissetta giovedì 11 gennaio. Mi presento baldanzoso con i miei due trolley alla stazione dei pullman, ignaro di cosa mi sarebbe capitato. Le prime ore di viaggio passano senza intoppi, a parte un mio compagno di posto che ascoltava Renato Zero con "Mi vendo" a ripetizione. Arrivato a Messina per l'imbarco ci fanno attendere due ore in fila per i traghetti, e intanto comincia a piovere. Ad un tratto l'autista ci informa di uno sciopero improvviso dei traghetti, e quindi prosegue dicendo che ci avrebbero imbarcati su un piccola chiatta di fortuna. Nonostante le pessime condizioni del mare ed il freddo cane, ci siamo imbarcati sul natante. A metà strada, a causa della forte tempesta che non dava tregua, ci viene comunicato dal capitano che bisogna allegerire il carico. Quindi tra scene di panico e urla ci si disfa della metà dei bagagli. Mi colpì la scena straziante di una signora di Catania che non voleva separarsi dalle sue 3 valige di conserve e pecorini. Dopo 6 ore di navigazione e 4 dispersi sbarchiamo attoniti a Villa San Giovanni (RC) dove ci attende un pasto caldo ('nduja e frullato di peperoncino). Si riparte dopo la digestione in direzione di Napoli. L'autista, riflettendo sul fatto che la Salerno-Reggiocalabria era chiusa da entrambi i sensi di marcia, decide di prendere una strada secondaria. Ci inoltriamo nei boschi della Sila con il nostro pullman quando ad un tratto una panda 4x4 ci sperona e ci blocca. Erano dei briganti vecchio stampo che, dopo averci derubato, ci lasciano andare dopo lunghe ed estenuanti trattative. Erano ormai le 5 di notte, e infreddoliti riprendemmo il cammino. La signora Carmela, conosciuta durante la traversata, mi pregò di darle segna sepoltura nel caso non ce l'avesse fatta. Percorremmo tutta la Calabria e arrivammo a Napoli con 15 ore di ritardo. Qui ci rifocillammo e acquistammo bufale e bignè per tutti. Purtoppo durante il tragitto Carmela morì, e io la tumulai nei pressi di San Paolo di Pizzo Reggino. Verso le 10 di mattina ripartimmo da Napoli in direzione di Roma. Durante il tragitto il pullman all'improvviso emise un rumore inquietante, e così uscimmo. La scena fu tremenda: l'autista urlava "Prima donne e bambini!". Tra la mischia rimasero schiacciati in 12 e uno riportò gravi lesioni alla scapola. Arrivammo a Roma grazie a un carretto bestiame, ma eravamo solo in 7, affamati e infreddoliti. Giunti nella capitale baciammo il suolo e ci promettemmo di onorare la memoria dei caduti. Comprammo due panini a testa per rifocillarci, ma quando arriviamo alla cassa per pagare la signorina della cassa disse : "Sono 70 euro e 56 cent." Presi da rabbia omicida, uno di noi, un certo Totò Vastiuzzu, ferì mortalmente la cassiera che intanto aveva dato l'allarme. Rintracciati dai carabinieri siamo stati accompagnati nel centro di prima accoglienza Fate Bene Fratelli, da dove solo io sono riuscito a fuggire. Ho raggiunto Firenze con 76 ore di ritardo!!!!

DOVE MI METTO?


Eccomi qui a narrare le simpatiche vicende di Le Corbusier, celebre architetto svizzero del '900. Ve lo ricordate? Bene, nel 1907 il povero le Corbusier si trovava a Firenze, durante uno dei suoi tanti viaggi nel Bel Paese. Il buon'uomo però aveva un grande problema: ogni volta che arrivava in piazza della Signoria si ritrovava sempre a chiedersi come disegnare Palazzo Vecchio. I testimoni dell'epoca affermano: - Si piazzava ovunque, non si dava tregua, sembrava un licaone in calore -. La scena era praticamente sempre la stessa: arrivava in mattinata verso le 6.00, e iniziava la sua lunga giornata, fatta di delusioni e disegni abborracciati. Un freddo mattino di dicembre, preso dallo sconforto e dalla frustrazione, cominciò a mangiarsi i fogli e ad aggredire i passanti chiedendo se anche loro vedevano Palazzo Vecchio come un edificio "pesante e rozzo". La sua difficoltà, come affermò in seguito lui stesso, stava proprio nella considerazione che "non si sa da che parte strappargli il suo mistero". Gira di qua, gira di là, sali, scendi, ormai in preda a una disperazione esistenziale, salì sul tetto del palazzo di fronte aggrappandosi ad un mensolone. Il destino però lo tradì, e lui precipitò su un chioschino di lupini rovinando anche i pochi disegni accettabili che aveva fatto durante il suo viaggio (il casello autostradale di Mestre, un granaio a Poggibonsi e il famoso "occhio di topo" conservato al British Museum). Niente da fare, non c'è la faceva! Le cronache dell'epoca raccontano che la signora della tabaccheria sulla piazza dovette chiamare quelli della Misericordia affinchè lo portassero via. Cinque mesi in ospedale, durante i quali si racconta continuasse a mangiare fogli e a nascondersi sotto i letti. Sta di fatto che il povero Le Corbusier ritornò in Francia con una frattura multipla alla tibia e con un album da colorare donato spontaneamente con contributi dei cittadini. Povero le Corbusier!

IL MISTERO DEL COMPLOTTO CONTRO IL PAPA

il buon Benedetto XVI
In questi giorni è uscita la sconvolgente notizia che sarebbe stato ordito un terribile complotto per eliminare papa Benedetto XVI entro novembre di quest'anno. La notizia è in realtà molto lacunosa, e lascia ampio margine ai dubbi: tanto per cominciare, CHI ha ordito il malefico piano? I donatori dell'8 per mille, stanchi di vedere le proprie sostanze investite in sbrillocchi e scarpette per il pontefice? I contribuenti che ogni anno pagano l'ICI, mentre l'organismo con più proprietà immobiliari in Italia (e non solo) non versa un euro allo Stato Italiano? Non sarà per caso che dietro il complotto si nasconde il redivivo Giovanni Paolo II, tornato dalle tenebre per punire chi siede proditoriamente alla cattedra di San Pietro? Perchè il Vaticano ha smentito, invece di aprire un'inchiesta? Non sarà che dietro il complotto vi sono i cardinali ambiziosi e senza scrupoli della curia papale, desiderosi di scalzare il povero Benedetto?
La questione ha aperto numerosi interrogativi. Ad esempio: perchè non pensarci prima? E poi, una volta scoperto il misfatto, non sarà il caso di accelerare le mosse, invece di aspettare novembre? E quale strumento di morte è stato scelto? Bomba sulla papa-mobile? Cianuro nel latte caldo della sera? Ragno velenoso nelle ciabattine di Prada? A noi della redazione fumano le meningi, se avete qualche suggerimento fatecelo sapere.

venerdì 10 febbraio 2012

SCANDALO BALOCCO

il Signor Balocco (anni 74) al momento dell'arresto
Questa mattina la polizia ha fatto irruzione nella fabbrica del Signor Balocco, arrestando il proprietario e mettendo i sigilli all'immobile. La notizia ha suscitato grande meraviglia nel mondo pasticcero: nessuno si aspettava una simile fine per il Signor Balocco, anche se da tempo si vociferava che le cose all'interno dell'azienda non erano affatto limpide. L'accusa? Stalking ai danni dei dipendenti. Sembra infatti che da tempo ormai il Signor Balocco avesse creato un vero e proprio regime del terrore all'interno del suo stabilimento, soggiogando i propri dipendenti per ricavarne illeciti piaceri. La polizia ha anche diffuso una registrazione audio che sembrerebbe fare riferimento ad un dialogo tra il Signor Balocco ed uno dei giovani pasticceri pasticcioni. Ve ne proponiamo la trascrizione:

[rumori di sottofondo]
Signor Balocco: - ...devo controllare che queste stupide ciambelline abbiano il buco... -
Dipendente: - Ma Signor Balocco, queste ciambelline hanno tutte il buco! -
S.B.: - E tu ce l'hai il buchetto? -
D.: - Cosa intende dire Signor Balocco? -
S.B.: - Che voglio proprio vedere se la mia ciambellina preferita c'ha er buchetto oppure no. -
D.: - No, la prego, Signor Balocco... lasci stare il mio grembiule... ma perché mi guarda così? Signor Balocco, oh mio Dio, la prego no!!!! NOOOOO!!! -

Per rispetto alla famiglia della vittima, abbiamo deciso di non pubblicare il resto della conversazione. Non è un bello spettacolo. Quello che conta adesso è che "il mostro del buco", così come i giornali lo hanno ormai ribattezzato, non possa più fare del male a nessuno.

giovedì 9 febbraio 2012

UN ESAME ALL'ULTIMO SANGUE

Come annunciato, oggi si è comsumato l'ultimo episodio della saga "Romby, la minaccia fantasma". Per non correre alcun rischio, il vostro affezionatissimo si è recato al fatidico appello con una buona mezz'ora di anticipio, per scongiurare altri incresciosi episodi. La corsa è stata tale che il panino nel mio stomaco, trangugiato all'ultimo secondo, ha gridato: - Ma dove cazzo vaiiiiiiii! -. L'ho ignorato, così come ignoravo buona parte del materiale d'esame. Insieme a me c'erano altri due sventurati, che ieri erano arrivati con 12 secondi di ritardo, e come me erano stati rimbalzati. Cominciamo ad attendere.
Le 13.50, e niente. Le 14.00, e niente. Le 14.05, e niente. Alle 14.07 ho pensato "Stavolta me la voglio levare io la soddisfazione di rimbalzarla", ma non fosse altro che per rispetto all'età, quando ho vista arrivare la prof, col deambulatore e la flebo al seguito, mi sono stato zitto. La prima ragazza, una spagnola, esce dopo circa una mezz'ora, col volto segnato dal dolore e la fatica. Andiamo bene.
Il secondo sono io. Entro nell'ufficio con aria titubante: appesi al muro, un ritratto di Papa Pio IX con dedica "A Giusy con affetto" ed una foto di lei insieme ad Anita Garibaldi mentre si fanno un gavettone. E sotto la scritta "io e Anita momenti magici".
Inizia l'esame: per i primi quaranta minuti penso "okay, un tempo nella media". Dopo i sessanta comincio a chiedermi se non sia il caso di gettare la spugna. Avrei voluto lanciarmi dalla finestra (l'altezza era sufficiente per una morte sicura ed indolore), ma il volto bonario di Pio IX mi ridette coraggio, e decisi di lanciare il cuore oltre l'ostacolo: ormai più niente mi avrebbe fermato. Dopo un'ora e venti fu la stessa Romby a mostrare qualche segno di cedimento: aveva il respiro affannoso, ed in più la flebo stava finendo. Fu allora che compresi la sua strategia: prendere gli studenti per sfinimento, e rifilargli un bel voto pacco. Ma con me no, pensai, ormai non mollo! Dopo due ore e un quarto eravamo entrambi sudati e mezzi accasciati sulla scrivania, mentre le immagini di casette per uccelli continuavano a scorrere sullo schermo del computer. Arrivati a due ore e mezzo, la Romby stramazzò al suolo, e con l'ultimo residuo di forza sollevò una mano tremante e verbalizzò l'esame: 28. Poteva andare anche meglio, ma con un osso duro come lei non c'era da far troppo gli schizzinosi. Sono uscito dall'ufficio con aria trionfante: i miei colleghi, che ormai avevano fatto a tempo a laurearsi, trovarsi un lavoro e metter su famiglia, mi accolsero in un tripudio di applausi. Il vero eroe della giornata!










La professoressa prima e dopo il mio esame

mercoledì 8 febbraio 2012

GIUSEPPINA ESCI DAL TUNNEL!

Dopo la lunga latitanza senza dare alcun segno di vita, la nostra stimatissima prof.ssa Giusy ha deciso di tornare a farsi viva in tutto il suo splendore di ottantacinquenne (senza offesa per le ottattancinquenni: mia nonna è tanto più vecchia quanto più simpatica). Stamattina alle ore 09.00 la nostra arzilla megera si è presentata in facoltà per la seconda sessione del suo esame "Architettura delle casette per uccelli", e stavolta toccava al sottoscritto sostenerlo. Con immane sforzo, il vostro affezionato ha aperto i suoi occhietti cisposetti alle 08.06 (la sveglia era alle 8 in punto, ma 5 minuti per riprendere conoscenza concedetemeli), e con le sue pantofolone si è trascinato in cucina per la colazione: un caffè con un biscotto. Non c'era tempo da perdere in pasti luculliani! Appena il tempo di ricordare chi fossi e perchè mi trovavo lì, ed ero già in bagno per la doccia (ore 8.20). Mi sono vestito alla bell'e meglio, e prima di realizzare che avevo ancora le pantofole ai piedi, mi sono ritrovato in strada. Erano le 8.50. Okay, affrettiamo il passo, facoltà è vicina ma è meglio essere puntuali. Arrivo. Sono le 9.02. Mi do una pacca sulle spalle da solo: come al solito spacchi il secondo, vecchio mio! La prima vittima della prof è già dentro a far l'esame. Poco male, ho il tempo di chiarire gli ultimi dubbi con i colleghi, tipo: "Ma la cupola del duomo è del Brunelleschi? Ma Alberti faceva Lupo di nome sì o no?". Dopo soli 85 minuti la prima ragazza esce, vagamente stordita. In genere gli esami della Romby durano di più, ma si vede che stamattina aveva fretta. Forse l'aspettavano in ospedale per un trapianto di anca. E' allora che il vostro affezionatissimo entra con aria baldanzosa per segnalare che è arrivato anche lui, e che nella lista risulta decimo. Ma la Prof con voce catarrosa mugugna: - Bene, allora domani alle 14.00. -
- No, scusi, come? Io sono decimo. -
- Ma io ho fatto l'appello. -
- Ma io sono arrivato alle 9.02, ed è tre ore che aspetto che finisca il primo esame. -
- Ma io me ne fotto. -
- Ma io no. -
- Ma io sì. -
Dopo 15 minuti che andavamo avanti così ho dovuto mollare l'osso. Quella vecchia volpe la sapeva più lunga di me, ed era inflessibile. Che poi insieme a me c'era una ragazza slava che mi ha fatto una pena incredibile: parlava a stento l'italiano, e stava cercando di spiegare all'ottuagenaria che non era arrivata all'appello solo perchè non riusciva a trovare l'aula. Dio come la capisco! Mi ci vedo io alla facoltà di Cracovia che cerco di capire dove cazzo devo andare! Comunque non c'è stato niente da fare, la Romby non ha battuto ciglio e ci ha rimbalzati a domani. Ora io vorrei fare un appello:

 Carissima prof,
se non vado errato in data 18 gennaio sono venuto ad assistere all'esame degli altri colleghi, e tu non ti sei presentata. Non hai lasciato niente di scritto, e hai lasciato che una ventina di persone ti aspettassero inutilmente per più di un'ora. E oggi, siccome uno arriva con 32 secondi di ritardo, lo rimbalzi a domani? Ma cazzo, ESCI DAL TUNNEEEEEEEEEEEL!!!!!!
io dopo il rimbalzone

martedì 7 febbraio 2012

VOULEZ-VOUS VOLUNIA?

E' nato proprio ieri l'originalissimo motore di ricerca "Volunia", una innovativissima idea tutta italiana! Il geniale padre, Massimo Marchiori, ci ha rilasciato una dichiarazione: - Ero stanco di non trovare mai quello che cercavo su internet, non è che uno si può ricordare a memoria tutti gli indirizzi di tutti i siti del mondo! E' impossibile! E poi avevo bisogno di comunicare con i miei amici sulla rete, e non c'era modo di farlo! Per questo ho creato Volunia, un motore di ricerca ma anche una piattaforma sociale fichissima! -. Evidentemente nessuno deve aver informato quel briccone di Massimo che Google esiste dal 1998, e Facebook dal 2004, ed entrambi soddisfano pienamente le esigenze per le quali furono creati. Che poi a dire tutta la verità gli amici di Massimo hanno tentato di convincerlo che la sua idea non era proprio il massimo della rivoluzione digitale, ma lui niente, duro come le pigne, determinato a seguire il suo sogno fino in fondo. E così oggi eccolo qui, in tutto il suo splendore: VOLUNIA! Il nome, come ci ha spiegato lo stesso creatore, verrebbe dal latino "Volo Unia", cioè "Voglio Unia", anche se non si è capito bene chi sarebbe questa Unia, forse una fiamma di Massimo. Ma veniamo al prodotto finito: a parte l'interfaccia un po' complicata e di non facilissima lettura, quello che sconvolge sul serio è la grafica, che ricorda molto quei videogiochi di MS-DOS che se premevi il tasto sbagliato il computer andava in fiamme. Qui vi proponiamo la mappatura di un sito creata da Volunia, e che sembra un incrocio tra un campetto di calcio e una schermata del primo, caro, vecchio SimCity. Massimo si è anche vantato del fatto che il suo motore di ricerca permette persino di vedere chi altro nel mondo sta utilizzando quello stesso sito. Cavolo, questo sì che è utile davvero, così se sto cercando un paio di scarpe posso anche consultarmi con un ciabattino coreano che dall'altra parte del mondo sta guardando lo stesso sito! Quella vecchia volpe di Massimo è convinta che Volunia terrà testa ai giganti americani. Noi ci sentiamo di avanzare qualche lievissima perplessità. Però ti vogliamo bene lo stesso Massi.

Quel birbaccione di Massimo spiega la differenza
tra un fiore e una puzzola
la meravigliosa interfaccia grafica di Volunia

COSTA CONCORDIA, ORRORE SENZA FINE


Momenti drammatici sulla Costa Concordia

A qualche settimana dal disastro della Costa Concordia,
penosamente ribaltatasi a un metro dalle coste dell'isola del Giglio, spunta una drammatica fotografia che testimonia una delle fasi più terribili dell'incidente: il ribaltone. A scattare la foto è stato un cuoco filippino, Maria (tipico nome maschile filippino), che nonostante la confusione è riuscito a impugnare con coraggio la macchina fotografica e a scattare alla cieca alcune foto che testimoniamo l'orrore. Le fotografie sono andate tutte perdute o rubate dal comandante Schettino, ed una sola si è salvata ed è clamorosamente giunta alla nostra redazione. E' un'immagine cruda, ma abbiamo deciso di pubblicarla lo stesso perchè la tragedia della Concordia non finisca nell'oblio mediatico. Lo scatto immortala il momento preciso in cui la nave si ribalta, ed alcuni passeggeri finiscono culo all'aria: a destra, un ragazzo ruzzola con uuna smorfia di dolore sulla balaustra delle scale, mentre al centro una donna in visibile stato di shock si aggrappa con disperazione al tappettino delle scale; più dietro, altri due ragazzi si reggono come e dove possono, ma la stupida forza di gravità sta per farli schiantare lungo le scale. E' il panico: da lì a qualche istante i quattro verranno risucchiati dai flutti, e ripescati solo 8 ore dopo da un peschereccio saudita in cerca di molluschi. Se la sono vista brutta, ma sono vivi.
"Almeno avremo qualcosa da raccontare", ha commentato uno dei quattro "in crociera ci stavamo facendo due coglioni così!".

sabato 4 febbraio 2012

L'ITALIA CHE CI PIACE

Oggi mi sono imbattuto in questa simpaticissima colonna pubblicitaria su facebook. Immagino che come l'ho vista io l'avranno vista milioni di persone. E' una colonna a dir poco eccezionale! Prima reclame: naviga verso le isole più belle con sconti fino al 70%! Bè, direi che con quello che è successo all'isola del Giglio la cosa suona un tantino ironica. Dev'essere per questo che ci prendono per il culo anche in Micronesia. Immagino che ci vorrà ben altro quest'estate per invogliare la gente a prendere traghetti, vaporetti, pattini, ciambelle, braccioli e compagnia bella. Come minimo la gente si aspetterà che sia il capitano in persona a portar loro il caffé la mattina... no, forse è meglio di no. Visto l'andazzo, meglio che a portare il caffé sia una massaggiatrice cinese, e che i capitani stiano dove devono stare: al timone, cazzo! Seconda reclame, ancora più irresistibile della prima: Nuovo gioco di Mafia! Fai fuori i tuoi nemici uno a uno! Che meraviglia! Non è che io voglia fare il bacchettone, ma non mi sembra il massimo della vita sponsorizzare un gioco di mafia proprio nel nostro Paese. Vabbé, dai, diciamo che l'hanno fatto per sdrammatizzare, per farci sopra una bella risatona. Della serie: non riusciamo a sconfiggere la Mafia? Bé, se non puoi batterli unisciti a loro! Ottimo.
Terza reclame: Poker Club for Fans! Evvai! Dopo i traghetti inaffondabili e i mafiosi, un po' di sano gioco d'azzardo! Ultimamente fanno così tante pubblicità che invitano a sperperare le proprie finanze, che presto ci ritroveremo a scommettere su come le cose potrebbero andare peggio di così. Senza voler fare inutili moralismi, direi che facebook offre sempre uno spaccato illuminante di quello che il nostro mondo sta diventando.

ULTIMA ORA: " SAN CRISPINO FA CAHA' "

A seguito delle scottanti proteste che ci sono giunte in redazione circa la fraudolenza della pubblicità del vino San Crispino, che spaccia per buono un vino palesemente merdoso, riportiamo con somma gioia la nota critica di un sommelier, degustatore di professione:

"Il liquido scorre senza densità, e se non fosse per il colore parrebbe diidrogeno monossido. Il profumo, o meglio l'odore, è vinoso, inespressivo, e a niente è valso andare alla ricerca di profumi particolari: nisba. Al palato non risulta neanche un pò caldo, nonostante gli 11º dichiarati che, almeno un pò, si dovrebbero sentire. Una nota metallica, piuttosto, si delinea presto in tutta la bocca. Inducendomi a deglutire. Retrogusto asprignolo che grazie a Dio svanisce subito. Fine della degustazione." (http://www.vinix.com/degustazioni_detail.php?ID=1806)

il nonno malefico
Alla palese scarsa qualità del prodotto, che già presentandosi nel bricco di cartone non è che faccia una figurissima, fa da contraltare uno spot televisivo che vorrebbe darci a bere (è proprio il caso di dirlo) che San Crispino è un genuino prodotto della terra, frutto di oltre 4000 viticoltori (ma non saranno un po' tantini?). Tanto per cominciare il bambino. Punto primo: "Nonno guarda c'è San Crispino!". Ora, io non ho mai visto un santo, ma non credo che abbia quattro ruote e faccia brum brum. Quello sembra proprio un furgoncino. Punto secondo: anche se sono un ragazzo di città, non credo che i bambini di campagna si mettano a correre e a gridare ogni volta che vedono passare un carretto, a meno che non trasporti gelati. La spiegazione più plausibile, allora, è che  quel balordo di San Crispino sia alla guida della vettura: ecco perché il babbeo grida: "C'è San Crispino!". Dobbiamo arguire allora che San Crispino sia uno di quei santoni moderni, che tengono in scacco intere comunità rurali con i loro discorsi farneticanti al fine di far lavorare gli ignoranti come schiavi. L'altra figura chiave dello spot è il nonno beone, un vero concentrato di malvagità. Evidentemente all'azienda vinicola devono aver pensato che quella fosse proprio la faccia giusta per sponsorizzare il loro prodotto, perchè ogni volta che appare sullo schermo brividi gelati cominciano a corrermi lungo la schiena, i cani abbaiano, i gatti soffiano ed i criceti si suicidano. Chissà quanti provini, prima di trovare la faccia giusta! Dopodiché iniziano le interviste agli abitanti del luogo: la vecchia carampana che fa il vino dando da mangiare alle galline (chissà dov'è il nesso), la sexy contadinella arrampicata su una scala come se le viti fossero querce; un paio di beoni che si danno strane pacche sulle spalle lasciando gli spettatori con qualche dubbio di troppo; e infine l'arrivo dei trattori a San Crispino. Ovviamente vorrebbero infinocchiarci facendoci credere che quel vino di merda fatto con la polverina come il thè solubile sia in realtà  prodotto in un'antica masseria in mezzo alle colline toscane, pigiato dai piedi puzzosi dei soliti 4000 viticoltori. Ma se fosse realmente così non si spiega perché un cartoccio da un litro di San Crispino debba costare 1,25 euro.
"E' il nostro vino..." dice alla fine, con aria ispirata, il vecchio malvagio. E bevitelo tu allora, cazzo.