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martedì 21 febbraio 2012

PONTORMO, RIPIGLIATI!

il nostro caro Pontormo
La storia ci ha senz'altro regalato personaggi strabilianti, da Caligola che fece senatore il suo cavallo a Jacopone da Todi che visse 12 anni in una scatola per scarpe, ma probabilmente pochi possono eguagliare la follia di Jacopo Carrucci, meglio conosciuto come Pontormo. Egli è davvero il prototipo dell'artista moderno, malinconico e geniale, sociopatico e con manie di persecuzione. Letteralmente schiacciato dalla grandezza di Michelangelo, Pontormo passava la vita "ghiribizzando", come dice Vasari, ovvero, come diremmo noi oggi, cazzeggiando. Visse pochi anni e produsse poco e niente, e quel che fece non è che sia proprio il massimo del massimo. Giovanissimo scelse la vita claustrale, e dopo una scioccante esperienza presso i frati cappuccini di Fucecchio decise che non sarebbe mai più uscito di casa. Murò addirittura la porta d'ingresso, e per entrare a casa gli amici dovevano usare una scala a pioli e passare per la finestra. Grazie al cielo Pontormo non aveva amici, e così il problema delle partite di calcio e dei tornei di ramino non si pose mai. Questo artista straordinario era anche terrorizzato dalle persone e dalla folla: si racconta che un giorno fu preso dal panico mentre era in fila alle poste per pagare le bollette della luce (essendo sempre in casa, di luce ne consumava moltissima), ed abbia seminato il panico tra i pensionati mettendosi a urlare come un dannato. Dovette intervenire Cosimo I in persona per fargliela abbozzare. - Pontormo, ogni giorno è la stessa storia, - gli diceva - che cazzo ti gridi?! -.
Ovviamente anche i rapporti con le donne non erano dei migliori, e non solo con quelle che gli piacevano: una volta la panettiera di via de' Benci ebbe l'ardire di salutarlo. Per tutta risposta, Pontormo salì su un pero e nessuno lo vide più per 6 mesi. Se, come abbiamo detto, la pittura non era proprio il suo forte, vi era un'altra arte nella quale eccelleva: la letteratura. Come ci racconta lo stesso Vasari, egli teneva un minuzioso diario delle sue avventure, nel quale descrive con una precisione ai limiti della schizofrenia tutti i processi digestivi ed evacuatori del suo corpo. "Oggi 13 ottobre alle 3.17 del mattino ho mangiato 3 chili e 600 grammi di cappone in brodo. Leggero mal di pancia, e conseguente evacuazione regolare alle 5 e 12 minuti. Il postino è arrivato alle 7 e 42 minuti: l'ho cacciato con la scopa, ma lui niente. A mezzogiorno mi sono incontrato con Cellini per andare al MacDonald: trovatolo chiuso, ci dividiamo un barattolino di yogurt. Io ne mangio 13 cucchiaite, lui 11. A sera festa grande: io e il mio gatto Alvaro cuciniamo zuppa di cipolle e tiramisù. Mangiatone 7/8, il resto in frigo per la prima colazione".
390 pagine di diario che vanno avanti in questo modo. Se il personaggio v'interessa, non vi resta che approfondirne la lettura! Il diario, ritenuto un documento fondamentale della critica d'arte del '500, è pubblicato in 16 lingue e 95 paesi.

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