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giovedì 16 febbraio 2012

LA BIBLIOTECARIA DI VIA DELLA PERGOLA

la bibliotecaria (drammatizzazione della realtà)
Oggi vogliamo parlarvi di un personaggio davvero straordinario: la bibliotecaria di via della Pergola (ovviamente non facciamo nomi). Per chi studia Storia dell’Arte non sarà difficile capire di chi stiamo parlando; per gli altri sarà sicuramente interessante riconoscere una volta di più che il mondo è bello perché vario. La nostra bibliotecaria è una donnina apparentemente insignificante, ma che in realtà è stata anche oggetto di tesi di laurea in antropologia e psicologia criminale negli scorsi anni per via delle sue straordinarie qualità. Avvolta nel suo piumino d’oca anche in estate, passa più o meno tutta la sua vita immersa nella lettura: per lo più è appassionata di scultura medievale, la vedi sempre concentrata su qualche tomo più grosso di lei che parla di Giovanni Pisano. E guai a disturbarla! Si racconta di qualche studente che, ubriaco della propria tracotanza, abbia osato interromperla mentre leggeva, e sia stato incenerito (letteralmente)! Di quelli che non sono stati inceneriti, non se n’è più saputo niente. Stessa sorte per quegli sprovveduti che provano a chiedere se i libri sono in prestito. La loro fine è segnata: vengono messi su treni che partono pieni e tornano vuoti. Nessuno sa quale sia la destinazione. Nonostante la bibliotecaria sembri sempre assorta nella lettura, basta che qualcuno sbatta le palpebre rumorosamente o si schiacci un brufolo, e lei scatta subito come una furia: medaglia d’oro di lancio del martello alle Olimpiadi del ’36, prende l’incauto profanatore della quiete pubblica e lo scaglia fuori dalla finestra della biblioteca, sotto lo sguardo attonito degli altri studenti. Ma questo è niente. Non tentate MAI di farvi aiutare, nel caso non trovaste quello che cercate. Esempio:
-          Mi scusi, vorrei documentarmi su Leonardo, ma non ho un titolo di preciso. Come posso fare? -
-          Lì ci sono i libri. - fa lei, senza alzare lo sguardo, e con la voce talmente bassa e biascicata che si capisce appena cosa dice.
-          Sì, in effetti il dettaglio non mi era sfuggito, visto che siamo in biblioteca. Non crede di potermi dare una mano? -
-          Lì c’è il catalogo. - e con un ditino nodoso indica il computer.
-          Ehm… il computer è fuori uso almeno 4 anni, da quando sono mi sono iscritto all’università. –
-          Allora guarda i libri. -
Davvero, non chiedetemi come la sua mente possa funzionare e dare queste risposte. Ve l’ho detto che è stata anche oggetto di tesi di laurea in psicologia criminale.
-          Come? -
-          I libri, i libri!!! - e comincia a battere i pugni sul tavolo. A questo punto non resta che gettare la spugna. Una volta ho avuto la splendida idea di andare a studiare in biblioteca e portarmi un libro da casa. Era bello grosso, e così lo tenevo sotto il braccio. Quando ho finito di studiare ho tentato di uscire, ma la bibliotecaria mi ha fermato.
-          Dove vai con quel libro? -
-          E’ mio. -
-          Dove l’hai preso? -
-          L’ho comprato. -
-          Dove? -
-          In libreria. -
-          Non può uscire. -
-          Come sarebbe? E’ mio. -
-          L’hai rubato, rubato! -
-          Ma no, le ho detto che è mio. -
-          RIDAMMELOOOOO!!! - e ha cominciato a tirarmelo via di mano. Non c’è stato niente da fare: alla fine se l’è preso, l’ha catalogato con sistema decimale Dewey e c’ha pure inchiodato sopra una placca di bronzo perché nessuno potesse più tentare di rubarlo. Era pure un’edizione rara, cazzo. Credo che da quel giorno mi abbia un po’ preso di mira: pochi giorni fa mi è successo di dover aspettare sulla soglia della biblioteca una collega che era all’interno, e ho avuto la sfortuna di imbattermi nella bibliotecaria, che fumava a pieni polmoni direttamente dal naso, come gli indiani. Un mostro. Ha cominciato a squadrarmi con sospetto.
-          Che ci fai qui? - una domanda che suonava un po’ strana, visto che la biblioteca è pubblica.
-          Aspetto un’amica. - ho risposto.
-          Che amica? -
-          Un’amica. -
Non sembrava molto convinta. Non si capacitava del fatto che qualcuno aspettasse sulla soglia della biblioteca. Della sua biblioteca. Forse se non entravo non poteva incasellarmi come studente. Chissà. Dopo qualche secondo torna alla carica: - Perché non entri? -
-          Faccio il palo. Il mio complice sta rubando tutti i libri su Giovanni Pisano. -
Mi sarei aspettato che la risposta scatenasse la sua ira omicida, ma evidentemente il dolore era stato troppo forte: si è accasciata a terra con una mano sul petto, balbettando: - Giovanni… Giovanni… -
Ho dovuto chiamare la Misericordia: in fin dei conti è uno di quei personaggi felliniani che segnano una giovinezza, e ai quali ci si affeziona. Ciao bibliotecaria!

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