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sabato 11 febbraio 2012

IL MIO VIAGGIO DELLA SPERANZA

Dopo aver passato 15 giorni di spensieratezza in Sicilia mi preparavo al ritorno a Firenze senza sapere cosa mi aspettava. Vado per fare il biglietto: areo troppo caro, treni lasciamo stare. Opto per il pullman. Partenza prevista ore 18.45 da Caltanissetta giovedì 11 gennaio. Mi presento baldanzoso con i miei due trolley alla stazione dei pullman, ignaro di cosa mi sarebbe capitato. Le prime ore di viaggio passano senza intoppi, a parte un mio compagno di posto che ascoltava Renato Zero con "Mi vendo" a ripetizione. Arrivato a Messina per l'imbarco ci fanno attendere due ore in fila per i traghetti, e intanto comincia a piovere. Ad un tratto l'autista ci informa di uno sciopero improvviso dei traghetti, e quindi prosegue dicendo che ci avrebbero imbarcati su un piccola chiatta di fortuna. Nonostante le pessime condizioni del mare ed il freddo cane, ci siamo imbarcati sul natante. A metà strada, a causa della forte tempesta che non dava tregua, ci viene comunicato dal capitano che bisogna allegerire il carico. Quindi tra scene di panico e urla ci si disfa della metà dei bagagli. Mi colpì la scena straziante di una signora di Catania che non voleva separarsi dalle sue 3 valige di conserve e pecorini. Dopo 6 ore di navigazione e 4 dispersi sbarchiamo attoniti a Villa San Giovanni (RC) dove ci attende un pasto caldo ('nduja e frullato di peperoncino). Si riparte dopo la digestione in direzione di Napoli. L'autista, riflettendo sul fatto che la Salerno-Reggiocalabria era chiusa da entrambi i sensi di marcia, decide di prendere una strada secondaria. Ci inoltriamo nei boschi della Sila con il nostro pullman quando ad un tratto una panda 4x4 ci sperona e ci blocca. Erano dei briganti vecchio stampo che, dopo averci derubato, ci lasciano andare dopo lunghe ed estenuanti trattative. Erano ormai le 5 di notte, e infreddoliti riprendemmo il cammino. La signora Carmela, conosciuta durante la traversata, mi pregò di darle segna sepoltura nel caso non ce l'avesse fatta. Percorremmo tutta la Calabria e arrivammo a Napoli con 15 ore di ritardo. Qui ci rifocillammo e acquistammo bufale e bignè per tutti. Purtoppo durante il tragitto Carmela morì, e io la tumulai nei pressi di San Paolo di Pizzo Reggino. Verso le 10 di mattina ripartimmo da Napoli in direzione di Roma. Durante il tragitto il pullman all'improvviso emise un rumore inquietante, e così uscimmo. La scena fu tremenda: l'autista urlava "Prima donne e bambini!". Tra la mischia rimasero schiacciati in 12 e uno riportò gravi lesioni alla scapola. Arrivammo a Roma grazie a un carretto bestiame, ma eravamo solo in 7, affamati e infreddoliti. Giunti nella capitale baciammo il suolo e ci promettemmo di onorare la memoria dei caduti. Comprammo due panini a testa per rifocillarci, ma quando arriviamo alla cassa per pagare la signorina della cassa disse : "Sono 70 euro e 56 cent." Presi da rabbia omicida, uno di noi, un certo Totò Vastiuzzu, ferì mortalmente la cassiera che intanto aveva dato l'allarme. Rintracciati dai carabinieri siamo stati accompagnati nel centro di prima accoglienza Fate Bene Fratelli, da dove solo io sono riuscito a fuggire. Ho raggiunto Firenze con 76 ore di ritardo!!!!

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